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  Milano
Palazzo Bagatti Valsecchi
5-23 luglio 1995

A Milano soffiò fortissimo quel "vento del Nord" che liberò l'Italia dalla dittatura nazifascista, restituendo agli italiani dignità politica e civile, fiducia in se stessi e una nazione alla quale appartenere con fierezza.

La città è orgogliosamente consapevole del ruolo che svolse in quegli anni: è un punto fermo al quale rifarsi anche nei più recenti tempi di crisi di identità e di prospettive.
Perché la Resistenza non è stata solo una straordinaria pagina della nostra storia, ma un'esperienza inedita di partecipazione politica popolare, che ha lasciato nella coscienza sociale tracce profonde.

Gli uomini e le donne che ne furono protagonisti erano una bella Italia, animata da ideali generosi, da speranze in una democrazia piena e giusta, in uno Stato moderno che certo, cinquant'anni dopo, non abbiamo ancora realizzato.

Ma se il percorso della storia è più lento e tortuoso di quanto vorremmo, le buone idee hanno una vita lunga. E le idee di quella stagione, che modificarono profondamente la vita politica e sociale dell'Italia già negli anni immediatamente successivi alla Liberazione, sono destinate a generare ulteriori traguardi di civiltà. Basti pensare alla rivendicazione, che conquistò il suffragio universale, di pari diritti e opportunità per uomini e donne: un'idea che fece ancora molta strada dopo di allora, portando a quella "rivoluzione" femminile che è stata una delle più importanti trasformazioni sociali, culturali e di costume che l'Italia del dopoguerra abbia conosciuto.

Ecco perché la Milano della maturità democratica, della solidarietà e responsabilità sociale, del rispetto delle altrui culture, della tolleranza, della libertà individuale e collettiva ha voluto essere tappa della mostra "Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995" in occasione del cinquantenario della Resistenza.

Una mostra in cui tanti artisti, di diverse tendenze, hanno portato la loro testimonianza contro ogni totalitarismo, violenza, sopraffazione, arroganza, per ricordarci il dolore da cui è nata la nostra libertà e il dovere di difenderla e svilupparla, insieme con gli ideali più belli che l'hanno generata. E per ricordarci che coloro che non ricordano il passato saranno costretti a viverlo di nuovo.

Daniela Benelli
Assessore alla Cultura della Provincia di Milano