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la mostra

La raccolta presentata in via permanente, dal gennaio 1998, è fruibile in un contenitore storico di alto valore monumentale che di per sé è una metafora del bene culturale e del valore della memoria, ove è musealizzato qualcosa che di consueto non è pensato come "oggetto da museo": la lirica novecentesca e l'arte pittorica del dopoguerra. Queste "forme" si confrontano con un contenuto che - diversamente dal contenitore - è di storia vicina, contemporanea, ma che la raccolta vuole proporre come "attuale" per l'intento di dare alla stagione della Resistenza valore di fondazione del momento storico che viviamo. Un valore di fondazione che c'è stato, e largamente, nella storia politica del dopoguerra, e talora anche in modo ambiguo (la "critica delle armi" del terrorismo), ma che qui viene proposto con linearità ed essenzialità, come esperienza storica che ci appartiene; così i poeti si riconoscono in quel tempo e i pittori lo commentano accettando di porsi in esso come "eredi", figli o nipoti, senza carica ideologica o polemica. L'insieme è un monumento fatto di cose non monumentali; ha effettivamente il valore di fare memoria senza ideologia, ma allo stesso tempo con intenzione e impegno di trasmissione. In questo senso, esso è una risposta originale al dibattito sulla crisi del rapporto con il passato, che ha caratterizzato l'ultimo scorcio di secolo e l'inizio di questo millennio.


Questo progetto è nato per facilitare l'approccio all'evento storico della Resistenza attraverso colori, forme, materiali diversi nei quali non vi è traccia di retorica, né di ricostruzione oleografica o di maniera. Attraverso le centoquattro opere è possibile accedere nel modo più diretto, ma tramite il filtro dell'arte, a un momento della storia che appartiene, nelle sue luci e nelle sue ombre, al nostro paese.

La memoria del passato non può perdersi, anche se conservarla costa fatica, anche se ricordare significa mettere in gioco il proprio passato, sospendere il giudizio, dubitare. Senza passato non c'è futuro. È questo il messaggio, l'idea forza di questa nostra ricerca.
Primo Levi ci ricorda in una delle ultime poesie, quasi un testamento, che nel passato, individuale e collettivo, sono contenuti i fili di cui è tessuta la nostra esistenza.

È significativo che il Sindaco della città che accoglie la raccolta ricordi che "il nuovo che nasce dal nulla è solo un pretesto per cancellare ogni valore"; che l'Assessore alla Cultura di questa Provincia sottolinei che "l'onore che i cittadini rendono alla propria storia è anzitutto onore che rendono a se stessi"; che il Presidente della Provincia di Macerata affermi che "una collezione dedicata alla Resistenza è un libro aperto che serve soprattutto alla riflessione".

Sono state proprio queste consonanze etiche che ci hanno permesso di identificare nel costituendo museo storico del Castello della Rancia di Tolentino la sede ideale per custodire questi valori affinché, oggi come ieri, l'arte rappresenti un irrinunciabile tramite fra il passato e le nuove generazioni.

Carmine landoli