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Memorie a Palazzo Bagatti Valsecchi
Quando Milano divenne una trincea di guerra

la Repubblica - anno 20, n. 160, 13 luglio 1995

"Falce e martello e la stella d'Italia ornano nuovi la sala. Ma quanto dolore per quel segno sul Muro... Questo è il Teatro degli Artigianelli, quale lo vide il poeta nel mille novecentoquarantaquattro, un giorno di settembre, che a tratti rombava ancora il cannone". Non si tratta di un canto comunista: sono versi di Umberto Saba. Il poeta triestino è uno dei tanti scelti per aprire il catalogo della mostra, ospitata a Palazzo Bagatti Valsecchi (via Santo Spirito, 10) per il mese di luglio: "Memorie: cinquant'anni dopo, 1945-1995", edito dalla casa milanese L'Agrifoglio, curato da Carmine Iandoli e Floriano De Santi.

La rassegna presenta novantacinque lavori di altrettanti artisti che sono stati in qualche modo influenzati dal nodo storico e culturale legato al periodo della Resistenza. Tra questi c'è chi l'ha vissuta in prima persona, ma ci sono anche giovanissimi nati a venticinque anni di distanza, come Martha Belbusti, che propone un'opera in sabbia e acrilico rossa e nera: "Dal sangue la liberazione".

Tra gli artisti che hanno partecipato all'iniziativa ci sono grandi personalità del calibro di Luigi Veronesi, di Bruno Munari, di Piero Consagra, di Mauro Staccioli e di molti altri. Gianfranco Pardi ha realizzato un olio e collage dal sintomatico titolo "Linea di confine", in cui gli azzurri e i blu spartiscono lo spazio in cui campeggia una piccola zona di giallo canarino, in un gioco di rette che sembrano demarcare un territorio. Luigi Mainolfi ha realizzato una terracotta maiolicata in cui del rosso pare sgorgare da una ferita che per certi versi, a cinquant'anni di distanza, pare non essersi ancora rimarginata.

E nello stesso periodo Milano ospita, presso il Museo di Storia Contemporanea, la riproposizione della mostra "La settimana che cambiò l'Italia - Storia e memoria dell'aprile 1945 a Milano" (9.30-17.30, chiuso il lunedì). Quella fatidica settimana in cui il capoluogo lombardo diventò una sorta di trincea per la guerra civile che si combatteva fra i "repubblichini" di Salò, i nazisti e i partigiani. Una settimana d'aprile che vede la gente festante scendere in piazza per sentire i comizi dei nuovi vincitori.

Angela Madesani